[...] In quanto all'iconografia di Cristo,c'è da stare in guardia contro i pericoli delle raffigurazioni pallide e macilente. Quando ho scritto: "con Cristo nasce per noi l'espressione, cioè l'antitesi dell'olimpicità greca", volli dire che Cristo è nostro fratello e insieme Dio, ma che ha voluto farsi uomo. E per espressione della Redenzione umana, attraverso il sacrificio del Golgota, non intendo le disperazioni a base di urla e scompostezze, ma quel bello e grande dolore che non ha più pianto, perché è tanto più grande dello sfogo passeggero che crea l'oblio; un dolore, intendo, rivelato per l'eternità. Come cristiano sento che il mio mondo comincia col Presepio: nacque in quel giorno il più vago e misterioso racconto.
È il Cristianesimo un mondo nel quale rappresento, vivendolo, la parte più viva di me, il dolore di mia madre e nel figliol prodigo me stesso. Avanti al tema religioso gli artisti divengono loro stessi personaggi del dramma sacro, senza fatica nuovamente raccontano la loro storia.
Arturo Martini, Arte di oggetto sacro [1943]
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